Consigli sui libri da leggere
Il libro di Bergsveinn Birgisson, Il vichingo nero ripercorre le tappe della vita di Geirmund pelle scura, un capo vichingo ritenuto uno dei primi colonizzatori dell’Islanda.
Visse tra la Norvegia, il Bjarmaland [l’area dell’attuale Russia Nord Occidentale n.d.R.], l’Irlanda e l’Islanda del IX secolo d.C.
Non sai che libro leggere? Se preferisci i saggi alla narrativa e ti interessi di storia, questo articolo fa al caso tuo.
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Libro recensito
Bergsveinn Birgisson, Il vichingo nero, Iperborea, 2019, pagine 448.
Altre informazioni
Il corposo lavoro di Bergsveinn Birgisson, Il vichingo nero, è un saggio storico che presenta anche alcuni connotati del romanzo e dell’autobiografia. È disponibile sia in versione cartacea che in formato ed e-book (lo puoi trovare qui: https://iperborea.com/titolo/532/).
La traduzione è a cura di Silvia Cosimini.
Bergsveinn Birgisson è uno scrittore e saggista islandese. Dottore di ricerca in filologia norrena, si è dedicato alla scrittura e all’insegnamento.
L’ambientazione e il contesto del libro
La geografia
Sotto il profilo geografico, il libro di Bergsveinn Birgisson, Il vichingo nero è ambientato nel Grande Nord.
I luoghi del libro si trovano tra la Norvegia, l’Islanda, l’Irlanda e la Bjarmia [Bjarmaland]. Quest’ultima è un’ampia area dell’estremo Nord compresa tra le terre a Sud del Mar Bianco e la Russia.
Tra le varie ipotesi formulate, la Bjarmia delle saghe nordiche potrebbe corrispondere alla zona della penisola di Kola, che si trova tra il Mare di Barens e il Mar Bianco ed attualmente è abitata da popolazioni Sami.
L’etnografia e l’antropologia
Il libro si articola lungo un filone di ricerca di tipo filologico ed etnologico, con ampie digressioni nell’archeologia e nell’antropologia. Bergsveinn Birgisson ne Il vichingo nero si sofferma anche sugli aspetti economici e sulla cultura, gli usi e le abitudini delle popolazioni del tempo.
I gruppi etnici descritti nel libro: i norreni e i bjarmi
Accanto ai norreni, termine con il quale – com’è noto – sono stati definiti i popoli scandinavi germanici e che, tra l’VIII e il IX secolo d.C. è stato associato ai vichinghi, in questo saggio compaiono anche i bjarmi, che si pongono come anello essenziale per l’economia dell’intera regione.
I Bjarmi: un popolo misterioso
Sotto l’aspetto etnografico ed antropologico, i bjarmi, gli abitanti del Bjarmaland, risultano essere un popolo di nativi siberiani di origine samoieda dediti alla caccia dei mammiferi marini e praticanti lo sciamanesimo.
Benché col termine «samoiedi» si indichino molte etnie diverse – da quelle coi tratti somatici germanici a quelle di ceppo mongolico – nel libro si giunge alla conclusione che i Bjarmi descritti ne Il vichingo nero fossero scuri di pelle e presentassero tratti somatici mongoli.
Bjarmi: giganti e troll
Diverse fonti medievali locali descrivono le loro usanze, alimentando i pregiudizi e le leggende che li assimilavano ad esseri mostruosi, quali i troll o i giganti.
In particolare, si riteneva che praticassero le arti magiche e il cannibalismo e che fossero in grado di lanciare frecce avvelenate con le dita.
Nella mitologia la dimora dei giganti si chiama Útgardð e nelle fonti si deduce che si trovi nell’estremo Nord o a Est. Non di rado nella letteratura norrena finni, lapponi, sami e bjarmi sono affiancati a jötnar, tröllar e risar (giganti e troll).
Lo jötunn era un personaggio che stava fuori della comunità, che non ne rispettava le regole, le usanze e i valori: un estraneo.
Non c’è da stupirsi che le genti dell’estremo Nord, che parlavano una lingua del tutto diversa, avevano la pelle più scura e tratti del volto inconsueti siano state associate a esseri mitologici come gli jötnar.
Nei secoli successivi, a seguito delle invasioni dei mongoli di Batu Khan e delle pressioni da parte dei tatari, ad uno svariato numero di bjarmi in fuga dalle proprie terre il Re Haakon IV di Norvegia, assegnò il fiordo Malangen, nella contea del Troms [oggi, Troms og Finnmark N.d.R.], dopo aver appurato che le loro abitudini non erano dissimili da quelle dei Sami costieri e dopo la loro conversione al Cristianesimo.
I pilastri dell’economia vichinga
Perché gli abitanti del Bjarmaland erano tanto importanti per i vichinghi?
La spiegazione è legata alla loro abilità come cacciatori di mammiferi marini e ai correlati scambi commerciali dei prodotti derivati, che i bjarmi erano in grado di manipolare e conservare con grande perizia.
Come si evidenzia nel libro, l’economia vichinga, sia dal punto di vista militare che commerciale, si sorreggeva in primo luogo sulle flotte navali, sempre più imponenti.
Costruire e mantenere una nave era un’operazione molto costosa: dalle pelli dei trichechi e delle foche si ricavavano i cordami, che dovevano essere sufficientemente robusti per garantire la sicurezza della nave e dell’equipaggio.
Dall’olio ricavato dal grasso invece si produceva una pece con la quale si impregnavano i legnami utilizzati per costruire le navi in modo da preservarli dai danni delle teredini [parassiti xilofagi in grado di scavare gallerie nel legname N.d.R.].
L’olio di pesce non era quindi solo un articolo di lusso: era una necessità per ogni re vichingo, come il diesel lo è per un esercito ai nostri giorni.
Come annota l’Autore, chi fosse stato ben fornito di tali articoli (pelli, olio, ma anche le zanne), poteva godere di ampio credito non solo in patria, ma anche presso i capi stranieri.
Durante l’era vichinga però i trichechi non vivevano né in Irlanda, né nelle Isole Britanniche, ove erano di stanza flotte di navi vichinghe.
Dopo essere scomparsi dalle coste norvegesi, questi grandi mammiferi marini – oltre che in Islanda e nelle zone artiche – abbondavano nell’area ad est del Mar Bianco, in cui abitavano i bjarmi.
Gli schiavi
Altrettanto fondamentali per l’economia vichinga erano gli schiavi, per lo più cristiani rapiti durante le scorrerie nelle isole Britanniche, soprattutto dall’Irlanda e dalla Scozia e che i vichinghi vendevano sul mercato di Dublino.
Come si riporta nel libro, gli studi genetici hanno sottolineato il ruolo significativo dell’Irlanda nella colonizzazione dell’isola, correlata all’importazione su vasta scala di schiavi irlandesi all’epoca dei primi insediamenti.
Di cosa tratta questo libro
Bergsveinn Birgisson ne Il vichingo nero ricostruisce gli aspetti salienti dell’esistenza del suo lontano antenato Geirmund Pelle Scura, il «vichingo nero». Un uomo che, grazie alle sue esperienze e alla sua abilità, riuscì a fondare un vero e proprio impero commerciale e a divenire uno dei primi colonizzatori dell’Islanda.
Il protagonista principale: Geirmund pelle scura
Le vicende della vita di Geirmund, così come compaiono nel libro, sono riportate in ordine cronologico, in una forma stilistica che in alcuni punti si avvicina più al romanzo che al saggio, pur conservando i tratti rigorosi dello studio scientifico. L’esordio è quello di un romanzo, arricchito da dettagli di storia comparata.
È l’846 d. C. I vichinghi salpano sempre più numerosi dalle coste norvegesi e si spingono verso l’Irlanda cristianizzata e le altre isole britanniche per dedicarsi alle razzie e alle incursioni.
In Norvegia risiedono poche centinaia di migliaia di persone. Qui molti re locali si spartiscono la fascia di terra che si estende da sud fin oltre il circolo polare artico. Il paganesimo è ancora la religione imperante.
Siamo diretti verso una terra che non si è ancora convertita al Cristo Bianco, la fede che Carlo Magno ha diffuso in tutto il continente con la forza della spada. Siamo diretti in una terra in cui si rispettano ancora le antiche usanze dei padri. In mare aperto si agita il serpente del Miðgarðr, nella volta celeste scintilla l’arcobaleno del ponte Bifröst, sulla terra dimorano le norne e gli spiriti dei trapassati.
La vita segue un eterno ciclo in cui gli dei e i frutti della terra soccombono alla forza dei giganti per poi vincerli di nuovo quando il sole si alza in cielo.
L’infanzia e la prima giovinezza
In un luogo non meglio identificato del Rogaland [nella Norvegia sud occidentale, oggi corrispondente alla contea di Rogaland N.d.R.], all’interno della dimora reale, Ljúfvina, figlia del re di Bjarmia e moglie del re Hiör di Avaldsnes sta per partorire.
Intorno a lei si trovano alcune donne, sia norrene che originarie del Bjarma.
Le donne dalla pelle scura evocano spiriti potenti, quelle norrene invocano le loro dee. Una delle norrene inizia da sola a «cantare magie forti». Un’altra preme sul ventre della partoriente delle rune liberatorie, si chiamano bjagr ú nir «rune della salvezza».
Nascono due gemelli, Geirmund e Hámund. Entrambi i neonati hanno la pelle scura e i tratti somatici della madre.
Temendo che il re non gradisca avere una progenie che non gli somiglia, la regina sostituisce i neonati con il figlio appena nato di una serva. Così due bambini crescono tra la servitù dove probabilmente sono oggetto di scherno per il loro aspetto considerato poco attraente.
L’educazione
All’età di tre anni si svela il mistero della loro nascita e i bambini vengono accolti nella dimora reale secondo le usanze del tempo, divenendo membri a pieno titolo della famiglia reale e ricevendo la migliore educazione disponibile all’epoca.
Geirmund e suo fratello crescono in un luogo che costituisce uno degli snodi fondamentali della rotta marittima attraverso la quale passava tutto il traffico diretto a nord e a sud e che collegava la Norvegia con le terre del Mare del Nord e le isole britanniche.
Era un punto di sosta consueto per tutto il traffico marittimo, perché era qui che spesso le navi dovevano aspettare la cosiddetta «stanca di marea», prima che la corrente cambiasse direzione. Chi gestiva questo punto del Karmsund controllava tutte le navi di passaggio.
Il primo viaggio
All’età di 14 anni, Geirmund si appresta a partire per un lungo e pericoloso viaggio verso Nord. Secondo le consuetudini norrene, per evitare lotte di potere e l’eventuale scissione del regno, solo un figlio può subentrare al padre come erede. E suo padre ha scelto Hámund. Per l’altro figlio ha progetti diversi: Geirmund si recherà nella terra natia di sua madre, il Bjarmaland. Il suo compito sarà quello di assicurare al regno l’accesso alle preziose risorse del Nord attraverso un’alleanza duratura.
La lezione del Bjarmaland
In Bjarma Geirmund Pelle scura trascorrerà alcuni anni durante i quali apprenderà la lingua dei nativi e, soprattutto, le loro tecniche di caccia e di conservazione del prezioso grasso di foca. È un’esperienza molto dura ma che gli plasmerà il destino, mettendolo in condizioni di competere vittoriosamente negli anni che verranno.
Geirmund proveniva da una ricca regione cerealicola della Norvegia. I cacciatori della penisola di Kanin non conoscevano né il pane né il grano, si dice negli scritti degli inglesi. Secondo gli olandesi, i nativi mangiavano carne cruda.
I cacciatori assumevano sali minerali e vitamine mangiando tra l’altro il contenuto dello stomaco di cetacei e renne, ma la carne e il sangue fresco dei mammiferi contengono in certa misura gli stessi minerali che si trovano nei cereali.
I nenezi bevono ancora sangue fresco per superare l’inverno artico, secondo un’abitudine che ha una sua spiegazione nutrizionale.
Roald Amundsen scoprì che poteva tenere a bada lo scorbuto bevendo sangue mentre si trovava bloccato in mezzo ai ghiacci nel Passaggio a Nord-Ovest.
L’Irlanda
Quando Geirmund fa ritorno dalla sua lunga permanenza nel Bjarmaland, le condizioni geopolitiche sono alquanto mutate. L’Irlanda da tempo è una terra molto ambita e ospita importanti avamposti vichinghi, al pari delle isole al largo della Scozia.
Alle scorrerie, sempre meno redditizie, i norreni iniziano a preferire il commercio degli schiavi.
Aspre contese tra norreni e tra norreni e celti si susseguono per il controllo delle rotte marittime e dei commerci. Il regno di Dublino è oggetto di rivendicazioni tra le compagini norvegesi e danesi e i blocchi di potere si fanno sempre più mutevoli. Tradimenti e voltafaccia sono all’ordine del giorno e mantenere la neutralità diventa sempre più complicato.
Dalla Norvegia, re Harald bellachioma inizia la sua espansione soggiogando i regni circostanti e monopolizzando e controllando tutti i traffici marittimi, compresi quelli verso il nord.
Conseguentemente, le risorse del Bjarmaland non sono più convenienti per chi si trovi nella necessità di ripercorrere verso sud la rotta che si snoda lungo le coste della Norvegia.
A Geirmund e ai suoi alleati diviene evidente che l’Irlanda non è più un luogo sicuro e che, per accedere alle preziose risorse di cui necessitano le flotte, è necessario trovare nuovi, ed inesplorati, territori di caccia.
È in questo contesto che matura l’idea di una spedizione verso l’Islanda, un’isola che all’epoca è remota e disabitata.

La colonizzazione dell’Islanda
Bergsveinn Birgisson ne Il vichingo nero, attraverso la ricerca filologica e l’analisi della toponomastica e dei rilievi archeologici, ricostruisce le tappe della colonizzazione dell’Islanda, smentendo la versione edulcorata secondo la quale l’isola sarebbe stata colonizzata da un gruppo di contadini e proprietari terrieri in fuga dalle politiche accentratrici del re Harald bellachioma.
In base a tale rappresentazione questi nuclei, formati da persone e famiglie di pari grado sociale, avrebbero caricato i propri beni e il proprio bestiame sulle navi e avrebbero raggiunto l’Islanda dove vi si sarebbero insediati fondando una società egualitaria.
La tesi proposta piuttosto corrobora l’ipotesi che l’isola, prima ancora di essere oggetto di insediamenti stabili, non fosse altro che una stazione di caccia presso la quale rifornirsi delle materie prime più ricercate dal mercato del tempo.
Il Breiðafjörður è uno dei pochi posti in Islanda in cui era possibile vivere di caccia tutto l’anno, tanto che ancora oggi è chiamato «la dispensa». Negli ultimi anni molti studiosi sono giunti alla conclusione che siano stati i trichechi ed altre prede ad attirare i primi avventurieri in Islanda.
Gli altri protagonisti
Accanto alle avventure di Geirmund pelle scura, Bergsveinn Birgisson ne Il vichingo nero dedica attenzione anche agli altri personaggi leggendari che popolano le cronache dell’epoca. Uomini come Olaf il bianco, Ivar senz’ossa, Harald bellachioma, Cerball mac Dúnlainge, Eyvind l’Orientale.
Tutti questi personaggi contribuiscono ad arricchire la narrazione attraverso aneddoti sulla loro vita e sulle loro imprese.
Ólaf il bianco e Ívar erano entrambi capi militari e sovrani del mare. La loro forza bellica stava nelle enormi flotte navali di cui erano al comando, che consentivano loro di spostarsi rapidamente lungo la costa e penetrare con facilità nell’entroterra irlandese lungo le numerose vie fluviali. Erano in grado di fuggire più in fretta di quanto impiegassero gli irlandesi a chiamare a raccolta un esercito di terra.
Consigliato a
Bergsveinn Birgisson, Il vichingo nero è un libro consigliato:
- In primo luogo agli studiosi di antropologia, storia antica, filologia ed archeologia, che si troveranno senz’altro a loro agio nella lettura di questo saggio;
- Agli appassionati di storia e di tutto ciò che riguarda i vichinghi, con le precisazioni che seguono.
Avvertenza per la lettura
Se invece sei alla ricerca di un romanzo storico d’avventura dalle suggestioni fantasy, questo libro non fa al caso tuo.
Trattandosi di un saggio storico, non è sempre di agevolissima lettura. Le vicende, anche avventurose, riportate nel libro seguono il criterio del «racconto argomentato». Non vi è quindi spazio per le ricostruzioni fantasiose tipiche dei romanzi.
Come già precisato, il metodo di lavoro è improntato a un metodo scientifico più rigoroso in base al quale ciò che l’Autore riferisce, anche nella forma della narrazione, è sempre corredato da spiegazioni e supposizioni su cosa è dato per certo e cosa invece viene ricostruito.
Giudizio
Questo di Bergsveinn Birgisson, Il vichingo nero, è un libro interessante e suggestivo che formula alcune ipotesi in merito all’origine degli islandesi.
Mantenendo intatte le caratteristiche del saggio, fornisce accurate descrizioni non solo degli usi del tempo, ma anche dei viaggi per mare, che sono corredati dalle tipiche annotazioni della letteratura di viaggio, con molti riferimenti alla navigazione a vela.
Inoltre Birgisson in questo saggio, partendo dai frammenti delle saghe che trattano di Geirmund, fornisce alcune risposte a proposito del mito fondativo dell’Islanda, giungendo a contraddire l’assunto in base al quale sull’isola sarebbe sussistita ab origine una società paritaria.
Quella cui giunge è una conclusione scomoda che vede nel suo antenato un imprenditore certamente abile ma anche spregiudicato. Un uomo che ha costruito la sua fortuna sulla caccia indiscriminata dei mammiferi marini e sullo schiavismo.
Fonti e citazioni
La foto piccola è di Shahar bar da Pixabay.
La casa editrice milanese Iperborea (https://iperborea.com/) è stata fondata nel 1987. La sua vocazione è di promuovere in Italia la diffusione e la conoscenza della letteratura nord-europea. Su questo blog trovi altre recensioni di libri di questa casa editrice.