De Bellis & Fiorillo, Il diritto dei lupi [recensione]

Consigli sui libri da leggere

Cerchi idee su nuove letture? il libro di De Bellis & Fiorillo, Il diritto dei lupi potrebbe fare al caso tuo se ti piacciono sia i gialli giudiziari (legal thriller) sia i romanzi storici ambientati all’epoca dell’antica Roma.

«Il diritto dei lupi» si potrebbe definire un giallo-noir ambientato nell’antica Roma. La vicenda si snoda attorno a due storie parallele la cui connessione si svela solo nel finale: da un lato un efferato delitto commesso all’interno di un locale malfamato durante una festa alla quale ha preso parte anche un futuro senatore. E, dall’altro, un processo importante in cui un giovane e quasi sconosciuto avvocato dovrà giocarsi il tutto per tutto.

Sullo sfondo, la Roma del primo secolo a.C.: una potenza in ascesa ormai multietnica e multiculturale. Le tensioni sociali e politiche hanno portato alla guerra civile. Ora che la stella di Mario è tramontata e quella di Silla si va affievolendo, nuovi influenti personaggi si apprestano a conquistare il potere.

No, non era una normale scorreria di ladri, quella. Qualcuno doveva odiare molto Cincio e aveva ingaggiato dei veri assassini, non i soliti disperati disponibili a manciate nelle bettole della Suburra.

[Parte Prima, “Il Satiro scomparso e il Priapo allegro”]

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Libro recensito

De Bellis & Fiorillo, Il diritto dei lupi, Giulio Einaudi Editore, 2021, 736 pagine.

Altre informazioni

Questo romanzo è disponibile sia in versione cartacea che in formato e-book (lo puoi trovare qui).

Stefano De Bellis ed Edgardo Fiorillo sono due autori al loro esordio.

L’ambientazione del libro

Come accennato sopra, il romanzo di De Bellis & Fiorillo, Il diritto dei lupi, è ambientato nella Roma del primo secolo a.C. E, precisamente, le vicende si svolgono nel mese di gennaio dell’anno 80 a.C.

Roma è ormai una grande città che riflette il suo status di padrona incontrastata del Mediterraneo.

L’espansione territoriale, insieme con l’afflusso continuo di ricchezze e schiavi, ha avuto anche importanti conseguenze sul tessuto sociale, accentuando notevolmente le disuguaglianze economiche.

Inoltre l’apparato burocratico ed amministrativo non è adeguato alle nuove esigenze. L’inefficienza e la corruzione imperano.

Sul grande tavolo in marmo posto al centro dello studio erano sparsi contratti, elenchi, tabellari, un assaggio di quella burocrazia soffocante che stava diventando il simbolo di Roma quanto il rosso delle sue insegne di guerra.

[Parte prima, “Tradunt”]

La situazione economica e sociale

Da un lato vi sono i patrizi e i membri della classe equestre, che hanno potuto approfittare del boom economico prodotto dalle conquiste militari e sono diventati sempre più ricchi.

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Roma, il foro. Foto di adamtepl, Pixabay

Dall’altro vi è la plebe, sempre più numerosa ed esclusa da ogni potere decisionale. Il proletariato urbano ormai comprende anche i contadini e i pastori riversatisi nell’Urbe in cerca di migliori opportunità e i tanti veterani che hanno prestato servizio durante le campagne militari e che non sono riusciti a fare fortuna.

Intanto gli alleati italici – cioè gli abitanti di tutte le terre a Sud della Gallia Cisalpina [l’odierna Italia settentrionale N.d.R.], che è ancora una provincia – premono per diventare cittadini romani e sono disposti ad impugnare le armi per ottenere ciò che ritengono essere un loro diritto.

Dalla lotta politica alla guerra civile

La lotta politica negli anni si è fatta sempre più accesa fino a sfociare, con Mario e Silla, nella guerra civile che ha visto contrapporsi cittadini romani ad altri cittadini romani.

Quello che, in questo libro, si avvia alla conclusione è il periodo contrassegnato dalle liste di proscrizione e dalle uccisioni sommarie da parte di una o dell’altra fazione.

Prima c’è stato Mario che, non senza ambiguità, si è affermato come campione dei populares. È a lui che si deve la riforma della leva militare che, per tradizione, si è sempre basata sul censo e che ora è aperta anche ai proletari, i quali ne fanno un’occasione di riscatto sociale. L’arruolamento su base volontaria diviene la premessa per la formazione di un esercito professionale motivato e fedele al proprio generale.

Anche Silla si è distinto le capacità militari ma, a differenza di Mario, ha propugnato la causa degli ottimati, fedele ad una visione politica rigidamente conservatrice e al desiderio di riportare a qualsiasi costo l’ordine nelle istituzioni repubblicane.

Nel libro si citano anche altri personaggi della storia romana: Catilina, Pompeo e un giovane Giulio Cesare rimangono sullo sfondo, destinati a fare la loro comparsa negli anni che verranno.

Credimi, se ti dico che il vostro tempo non è questo e che devi imparare a pazientare. Vuoi fare la fine di quel brillante ragazzino? Come si chiama? Quel Giulio che Silla ha costretto all’esilio. Gaio Giulio Cesare.

[Parte Seconda, “Non possum, nolo, non fiet”]

Il contesto socio-culturale

Anche a livello culturale, Roma è una città molto diversa dalla rude semplicità delle origini.

Da un lato, il desiderio generalizzato di cogliere le opportunità di arricchimento si accompagna a un progressivo ammorbidimento delle convenzioni morali.  Dall’altro, vi è un fiorire continuo di nuovi bisogni e nuove mode.

Grazie ai contatti commerciali e alle conquiste militari, molte usanze straniere (e persino nuovi culti) sono approdate in città. Prima fra tutte la cultura greca, che, dopo essersi diffusa presso le classi più abbienti, ha ormai finito per influenzare anche i costumi e le abitudini dei cittadini romani.

Questi cambiamenti hanno prodotto un’ulteriore frattura all’interno della società romana, che ha visto contrapporsi i tradizionalisti, fedeli al mos maiorum, e i cultori di una società aperta alle influenze straniere e alle innovazioni.

Questa della Grecia sta diventando una mania. Sembra che tutta l’Ellade sia entrata a Roma come un morbo assieme a Silla di ritorno dal Ponto.

[Parte prima, “Tradunt”]

Di cosa tratta questo libro – trama

Come accennato sopra, il romanzo di De Bellis & Fiorillo, Il diritto dei lupi, si compone di due vicende apparentemente prive di connessioni. Man mano che la trama si dipana vengono alla luce commistioni politiche e torbidi giochi di potere. Solo il finale permetterà al lettore di comprendere il legame che unisce le due storie.

La prima storia: un efferato delitto

Il 3 di gennaio 80 a.C., un gruppo di sicari si introduce in un locale equivoco nel cuore della Suburra, il quartiere più popolare e malfamato dell’intera città. Tutti i presenti vengono barbaramente uccisi tranne uno.

Marco Garrulo (detto mezzo Asse), il proprietario, riesce a fuggire lanciandosi da una finestra e fa perdere le sue tracce tra i vicoli bui della Suburra. Da allora sembra sparito nel nulla. Nessuno sa che fine abbia fatto. Molti lo cercano. Tra questi vi è Marco Licinio Crasso, un uomo ricco ed ambizioso che si appresta a diventare uno dei protagonisti della vita politica romana [nel 60 a.C. formerà il primo triunvirato insieme a Gaio Giulio Cesare e Gneo Pompeo Magno N.d.R.].

Crasso, desideroso di scoprire i giochi di potere connessi col delitto, incarica Tito Annio – un veterano noto per la sua onestà ed arguzia, di cui si serve per risolvere le questioni più spinose e delicate – di trovare il fuggitivo.

Trova Mezzo Asse e portalo qui. Con le buone o con le cattive. Torna a coprirti di merda nella Suburra per qualche giorno e consegnami quel bastardo, poi potrai ricominciare a fingere entusiasmo per mimi e mosaici.

[Parte Prima, “Tradunt”]

La seconda storia: una causa pericolosa

L’altra vicenda riguarda un processo istruito a carico di Sesto Roscio Amerino, un proprietario terriero di cui Lucio Cornelio Crisogono, un potente liberto di Silla, ha acquisito all’asta i possedimenti [i liberti erano gli ex schiavi che, dopo essere stati affrancati dai loro padroni, acquisivano la stessa capacità giuridica dei cittadini liberi N.d.R.].

L’accusa che lo riguarda è la più grave ed infamante per un cittadino romano: accusato di aver ucciso il proprio padre, Roscio non solo non è nella posizione di rivendicare la titolarità dei terreni che gli sono stati sottratti, ma soprattutto rischia la pena di morte.

Siccome Roscio è un cliente della Gens Caecilia, una delle più importanti e ricche famiglie di Roma, nessuno osa prendere le sue difese per timore di ritorsioni. Sarà un riluttante ed ancora poco conosciuto avvocato, Marco Tullio Cicerone, a perorare la sua causa. Nel corso del processo, ricco di colpi di scena che lo renderà celebre, Cicerone pronuncerà la famosa orazione Pro Roscio grazie alla quale otterrà l’assoluzione del suo assistito. E con essa, la fama.

Ortensio è stato il primo a cui abbiamo chiesto aiuto. E ha declinato: ha rifiutato di sostenere Sesto Roscio. Lo abbiamo contattato di nuovo quando tutti gli avvocati più esperti ci hanno voltato le spalle e allora è stato proprio lui a consigliarci di offrire la difesa a te.

[Parte Prima, “Sesto Roscio Amerino]

I protagonisti

Tito Annio Tuscolano

Tito, detto il Molosso, è un ex legionario di lungo corso. Cresciuto in una famiglia di equestri, ha servito come centurione prima sotto Mario, poi sotto Silla ed infine sotto Crasso. Quest’ultimo, che ha grande stima delle sue doti morali e militari, gli ha offerto di lavorare per lui dopo aver appreso delle sue difficoltà economiche.

Uomo dal carattere introverso ed orgoglioso, vive con disillusione la sua attuale condizione e con disagio la relazione con Velia, vedova del tribuno militare Marcio Murolo Corvo, di cui è stato amico e commilitone.

Incaricato di indagare sulla sparizione di Marco Garrulo, riuscirà a risolvere il mistero che si cela dietro all’efferato delitto. Ad assisterlo nella difficile ricerca, Lucio Titinio (detto Astragalo), un vecchio ex commilitone alcolizzato e Claudio Ursio Gabello, un giovane provinciale della Gallia Cisalpina [l’attuale Nord Italia N.d.R.], dall’animo nobile ma decisamente propenso a cacciarsi nei guai.

Tu hai lavorato per me, ma non ti ho mandato a riscuotere nelle insulae; là ti conoscono solo come Tito Annio, il veterano che ama i dadi più delle donne. E poi non c’è nessuno, tra i miei, che abbia la tua intelligenza. Inoltre di te mi fido. Sei un soldato, e questo non è un compito qualsiasi da affidare a un bruto senza un briciolo di onore.

[Parte Prima, “Tradunt”]

Velia Aquinia

Velia è una donna di rango equestre, non più giovanissima ma ancora attraente, anticonformista e ricca di fascino. Vedova del tribuno militare Marcio Murolo Corvo, dopo la morte del marito ha deciso di non risposarsi.

La scelta di non contrarre un nuovo matrimonio ha comportato la rinuncia alla ricca rendita che le avrebbero fruttato le terre dell’ex consorte se avesse deciso di convolare a nuove nozze con il cognato.

L’abbiente famiglia patrizia del suo defunto marito però, riconoscendo l’amore e la devozione che la donna nutriva per lui, le ha lasciato la bella casa dove ha vissuto e due schiavi.

Velia così si trova nella condizione di trovare altrove i mezzi per sostentarsi. Dopo aver aperto la sua dimora ad attori e poeti di ogni origine e provenienza, decide di mettere a frutto la cultura e raffinatezza coltivata negli anni, accompagnandosi a chi può permettersi di pagarla per la sua compagnia. Per questo motivo viene additata da taluni come persona di dubbia moralità.

Sinceramente innamorata di Tito Annio Tuscolano, non riesce ad accettare la riluttanza di lui ad adattarsi allo stile di vita raffinato che comporta la loro convivenza e, soprattutto, alle sue assenze durante gli incarichi che gli vengono affidati. 

Dopo essersi salvata dalla sorte che altri avrebbero voluto per lei, aveva deciso di salvare lui da sé stesso e da Roma. In cambio, riceveva protezione e ardore: Tito era il suo personale, segreto antidoto contro l’età e un’affollata solitudine.

[Parte Prima, “Tradunt”]

Cicerone

Marco Tullio Cicerone è un avvocato non più giovanissimo ma promettente, ancorché ancora poco conosciuto. L’occasione per dare una svolta alla sua carriera si presenta all’improvviso quando l’uomo viene convocato presso un’importante famiglia patrizia per ricevere un incarico che altri giuristi prima di lui hanno rifiutato.

Dal temperamento ansioso e sospettoso, Cicerone è soprattutto preoccupato delle implicazioni che il caso comporta: non solo quelle giuridiche e di carattere strettamente procedurale, ma anche quelle di stampo politico.

Per Cicerone non pareva avere senso che Scipioni, Metelli e Valerii si schierassero al fianco di un Sesto Roscio qualsiasi. Nelle vene di quei tre giovani uomini scorreva il sangue pregiato di Roma, i loro cognomi pesavano come macigni. Attraverso quei ragazzini, alcune delle famiglie più influenti dell’Urbe tenevano a esprimere in pubblico il loro sostegno a quell’amerino. Perché?

[Parte Prima, Vexata quaestio”]

Cecilia Metella

Cecilia Metella Balearica Maggiore è una ex vestale [le vestali erano le sacerdotesse consacrate alla dea Vesta e custodi del sacro fuoco N.d.R.].

Appartenente a una delle famiglie più nobili e in vista di Roma [i Caecilii Metelli erano un ramo della gens Caecilia, N.d.R], deve la sua fama alla sua devozione e alla sua austerità, che incarnano il passato mitico della Repubblica e che fungono da monito vivente alla decadenza morale e all’avidità che si sta diffondendo come un morbo nell’Urbe.

 Di intelligenza acutissima e temperamento freddo e calcolatore, il fascino di Cecilia è soprattutto dovuto alla nobiltà dei suoi gesti e alla soggezione che la sua figura ispira.

Cecilia ragiona come una sacerdotessa: con rigidità, rigore, senza fretta, perché ha gli dei dalla sua. Ma soprattutto gli affari di famiglia si basano su rendite secolari, e lei vede il mondo in termini di lignaggio, di generazioni. Ha pazienza. La goccia scava la pietra.

[Parte Seconda, “Il popolo contro Silla”]

Gli altri personaggi

Sono soprattutto i protagonisti minori a conferire un’impronta caratteristica al libro: sono spesso personaggi sguaiati, rozzi e malconci. Oppure sono astuti, avidi e faccendieri. O, ancora sono composti e dignitosi. Tra le figure femminili spicca Flavia, figlia di un equestre proscritto, che riesce a mutare un destino che sembrava segnato grazie alla sua fierezza ed intelligenza.

Fulvio russava avvolto in un mantello. Si era addormentato su uno sgabello del vestibulum e un gatto mangiava il resto del pasto nella ciotola abbandonata ai suoi piedi. Tito diede un calcio allo sgabello e Fulvio si ritrovò sul pavimento; il gatto scappò.

[Parte prima, “Tradunt”]

Consigliato a

Il libro di De Bellis & Fiorillo, Il diritto dei lupi è una lettura adatta sia per chi ama i romanzi ambientati nel passato e caratterizzati da una accurata ricostruzione storica, sia per gli amanti dei libri gialli che hanno per protagonisti diverse figure legate all’apparato giudiziario.

Anche chi predilige i noir potrebbe apprezzare questo libro che mette a nudo il degrado morale ed ambientale e le trame politiche della società del tempo.

Se invece sei alla ricerca di storie eroiche e romanzesche ambientate nell’epoca romana questo libro potrebbe non corrispondere alle tue aspettative.

Ti capisco, credimi. Ma sei entrato in un gioco molto più grande di te, nocciolo d’oliva sotto la macina.

[Seconda Parte, “Lucio Cornelio Silla”]

Giudizio

Il romanzo di De Bellis & Fiorillo, Il diritto dei lupi offre una rappresentazione lucida ed impietosa della situazione politica e della vita quotidiana. Il linguaggio, apertamente sboccato, ricalca la psicologia ed il lignaggio dei personaggi ed offre uno spaccato della società del tempo, che viene descritta con accuratezza, senza filtri e senza lesinare scene di violenza.

All’opulenza e alla raffinatezza delle domus dei notabili, adornate da statue e mosaici ed arricchite da preziose biblioteche, fanno da contraltare le insulae, le case popolari dei poveri della Suburra, dove l’odore del cibo si mischia con i miasmi dei rifiuti e l’afrore delle concerie e delle macellerie.

La lettura di questo libro offre al lettore l’opportunità di un’immersione quasi virtuale nella Roma del tempo seguendo i protagonisti della storia mentre si avventurano nei vicoli stretti della Suburra, percorrono i moli del porto di Ostia, frequentano le terme o si intrattengono negli studi dei personaggi più illustri.

Mercanti, con toghe messe alla prova dal forte vento, seguiti da piccoli gruppi di scrivani, si assicuravano che le loro preziose mercanzie venissero stoccate con cura, sotto forma di balle, pile, mucchi, ceste, otri o giare. Ogni cosa veniva contata, pesata, caricata o scaricata. Per Ostia passava molta della linfa vitale che nutriva quel mostruoso, capriccioso cucciolo affamato che era diventata Roma.

[Parte prima, Ostia]

Letture alternative che potrebbero interessarti

Se ami la storia romana e vorresti conoscere meglio alcuni avvenimenti storici ed aspetti della società del tempo, allora ti consiglio Eroi e sangue nella Roma antica di Irene Salvatori, un saggio scritto con ironia e in un linguaggio chiaro e semplice, piacevole da leggere (puoi trovare la recensione in questo blog).

Fonti e citazioni

La foto piccola è di adamtepl da Pixabay.

Einaudi (https://www.einaudi.it/) è una storica e prestigiosa casa editrice italiana. Fondata nel 1933 è stata una delle più vivaci protagoniste culturali del Paese spaziando dalla saggistica, alla divulgazione scientifica e storica fino alla narrativa.

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