Elif Shafak, Le quaranta porte [recensione]

Consigli sui libri da leggere: Elif Shafak, Le quaranta porte

Non sai cosa che libro leggere? Se cerchi una lettura che non può classificarsi totalmente come romanzo storico ed in cui nulla è come sembra, questo articolo fa al caso tuo (a breve sarà disponibile il podcast). Il romanzo di Elif Shafak, Le quaranta porte, di cui stai per leggere la recensione è in parte ambientato nell’epoca attuale e ha come protagonista una “casalinga disperata” di mezza età alle prese con un nuovo lavoro che la costringerà a modificare radicalmente le proprie prospettive.

Accanto a questa vicenda il libro ne ripercorre un’altra, collocata nella Turchia del XIII secolo e che presenta i tratti del romanzo storico.

Infine, Elif Shafak, Le quaranta porte può essere considerato anche come un saggio che tratta di religione e di cui approfondisce in particolare l’aspetto mistico legato all’amore di Dio.

Libro recensito

Elif Shafak, Le quaranta porte, BUR Rizzoli, 2011, 451 pagine.

Altre informazioni

Narrativa, disponibile in versione cartacea ed e-book (lo puoi trovare qui).

Il titolo originale del libro – uscito in prima edizione nel 2009 – è The forty Rules of Love.

La traduzione è a cura di Maria Baiocchi e Anna Tagliavini.

Di cosa tratta questo libro – trama

Come accennato sopra, Le quaranta porte di Elif Shafak esplora dimensioni differenti che scorrono parallele e fungono da elemento unificante del libro.

La trama principale è rappresentata dalle vicissitudini di Ella Rubinstein, una quarantenne ebrea americana che vive a Northampton, una piccola città ubicata nello Stato del Massachusetts.

Accanto a questa vicenda nel libro si rievoca la storia di un derviscio errante, ambientata nell’Asia Minore del Tredicesimo secolo.

Infine, è possibile intravvedere un comune denominatore tra le due storie, rappresentato dalla visione mistica della religione, da leggere (neanche troppo) in filigrana come orientamento di vita.

Il racconto contemporaneo: la storia di una donna in crisi

Ella Rubinstein è una donna benestante di mezza età che incarna il tipico stereotipo della casalinga americana. Vive in una splendida casa vittoriana e conduce un’esistenza agiata e tranquilla dedicandosi alle cure della casa e della famiglia. È sposata da vent’anni con David, un dentista di successo, ha tre figli – Jeannette, Orly e Avi – e un cane, un golden retriever di nome Spirit.

Anche gli impegni sociali ruotano attorno alla scelta di essere solo moglie e madre, nonostante la laurea in letteratura inglese e l’aspirazione, coltivata in gioventù, di lavorare come critico letterario.

Avevano assicurazioni sulla vita e sulle auto, fondi pensione e fondi universitari per i figli, un conto in banca cointestato, e altri due appartamenti di prestigio, oltre alla casa di Northampton: uno a Boston, l’altro a Rhode Island. Per tutto questo, lei e David non si erano risparmiati. Una casa grande e impegnativa, tre figli, mobili eleganti e nell’aria il profumo di una torta fatta in casa: per alcuni sarà un cliché, ma per loro era l’immagine di una vita ideale.

I figli però stanno diventando grandi: Jeannette studia al College mentre Orly e Avi sono adolescenti. Ella comincia a rendersi conto di avere molto più tempo libero a disposizione. Soprattutto, inizia ad avvertire un senso di inquietudine per la propria condizione, un pensiero costante che le impedisce di continuare a considerare accettabile la vita che ha sempre condotto.

Anche il matrimonio, apparentemente perfetto ed accettato più come convenzione sociale che non come legame profondo fondato sull’amore, inizia a palesarsi come un fardello mai messo in discussione, nonostante i ripetuti tradimenti del marito, di cui lei ha sempre finto di non essere a conoscenza.

Un lavoro come motore per il cambiamento

Così la protagonista femminile del libro inizia ad accarezzare l’idea di trovare un lavoro. Ella però è una donna estremamente prudente, che ha scelto consapevolmente di diventare una casalinga operosa e non una donna in carriera. E, soprattutto, sa bene che l’aver costruito tutta la sua vita attorno a marito e figli l’ha resa totalmente incapace di cavarsela da sola.

romanzo storico le quaranta porte
Foto di Hollybee310, Pixabay

Anche la ricerca del lavoro è condizionata da questa sua condizione psicologica: nel timore di un rifiuto da parte dei potenziali datori di lavoro, finisce per abbandonare la ricerca. Un giorno però accade qualcosa di inaspettato.

Suo marito David forse si sente in colpa per i suoi innumerevoli tradimenti oppure per averla allontanata dalla carriera: grazie alle sue conoscenze o, come sospetta Ella, forse grazie a una delle sue amanti – riesce a metterla in contatto con un’agenzia letteraria di Boston, che la assume e le assegna il primo incarico. Deve leggere e recensire La dolce eresia, un romanzo storico avente ad oggetto la vita del poeta mistico Rumi, considerato lo Shakespeare del mondo islamico. L’autore è, Aziz Z. Zahara, un esordiente che vive in Europa.

Questo incarico, accettato con ritrosia ed un po’ di timore, sarà la scintilla che indurrà Ella a mettere in discussione tutta la sua vita e ad abbandonare l’esistenza tranquilla (e ormai insopportabile) per trovare l’amore e divenire ciò che non avrebbe mai immaginato.

Che l’amore ti possa trovare quando meno te lo aspetti, dove meno te lo aspetti.

La storia raccontata ne La dolce eresia è ambientata nell’Anatolia del tredicesimo secolo. Com’è noto, si tratta di un periodo storico piuttosto denso di avvenimenti e caratterizzato da violente lotte di potere e scontri religiosi.

Tra il 1200 e il 1300 d.C. il vasto mondo ubicato tra l’Asia e l’Europa fu teatro dell’espansione di Gengis Khan, cui seguì la riapertura dei commerci europei con la Cina, e della Quarta Crociata (con la successiva caduta di Costantinopoli e la disgregazione dell’Impero bizantino). Inoltre tale epoca fu caratterizzata anche dalle lotte tra le varie tribù turche, tra turchi e bizantini e, ancora, tra bizantini e crociati. Lotte, come si può intuire, non solo interreligiose, ma condotte spietatamente anche tra membri appartenenti alla stessa fede.

È in questo contesto che si sviluppa la vicenda. I protagonisti assoluti sono due uomini che più diversi non potrebbero essere: da un lato il saggio Jalad ad-Din Rumi (Rumi), un celebre studioso islamico e, dall’altro lato, Shams-i-Tabriz (Shams), un derviscio errante ribelle da taluni considerato eretico. Dal loro incontro nascerà un legame profondo, un’indissolubile amicizia che sarà la rovina di entrambi. Tuttavia è proprio dalla distruzione che germogliano i semi della rinascita.

Shams, il derviscio errante

Dopo un breve preambolo che anticipa alcuni fatti, la storia inizia a dipanarsi nel mese di marzo 1242, nei pressi di una locanda ubicata alle porte di Samarcanda.

Shams, di origini umili, è diventato un derviscio errante contro il volere dei suoi genitori. Fin da bambino ha delle visioni e parla con Dio. Ha viaggiato a lungo e in ogni luogo. Ha un carattere indomito, duro e sprezzante. Il suo maestro ha notato in lui una dote rara anche tra gli studiosi di religione: la capacità di scavare in profondità per far emergere la luce. Non ambisce né al potere né alla sicurezza, né tantomeno agli agi o alla felicità. Non possiede nulla e non teme la morte. La sua unica ambizione è di trovare Dio.

I miei occhi sono stati testimoni di ciò che di peggio e di meglio esiste nell’essere umano. Niente riesce più a stupirmi.

Nella sua mente, Shams conserva gelosamente una lista di regole tratte dalle sue esperienze, Le quaranta regole dei mistici erranti dell’Islam. Ad esse ritiene si possa arrivare solo ed unicamente attraverso l’Amore.

Anatolia Elif Shafak
Foto di Hans Braxmeier, Pixabay

Dopo essere stato ammesso in una comunità derviscia di Baghdad, Shams ottiene il permesso di partire per compiere un difficile viaggio spirituale. Dovrà recarsi a Konya, ove vive un erudito teologo. Il suo compito sarà quello di conoscerlo e diventarne il compagno.

Rumi, lo studioso

Rumi vive a Konya. È un uomo stimato e benestante. Insegna in una madrasa [la scuola in cui si studiano i principi e il diritto della religione islamica N.d.R.], ove discute di teologia con altri studiosi della sharia, istruisce i suoi discepoli e studia legge. Ogni venerdì pronuncia il sermone nella principale moschea della sua città.

Vive in una bella casa e gode dell’amore della sua famiglia: Kerra, la sua seconda moglie e i due figli, Sultan Walad e Ala ad-Din, avuti dal primo matrimonio.

L’incontro con Shams sconvolgerà la sua vita e quella della comunità in cui vive. Gli eventi destabilizzanti che seguiranno, saranno il germe che farà di lui uno dei più fecondi ed apprezzati poeti del mondo islamico.

La mistica e l’amore

Come già accennato, a tenere insieme i due principali filoni narrativi del libro vi è una concezione fortemente spirituale dell’amore. Una visione che si esprime attraverso la conoscenza del mondo ed il suo distacco e dove amore e dolore sono facce della stessa medaglia.

Bisogna continuare a camminare, benché non esista alcun luogo da raggiungere. L’universo gira, incessante ed indifferente, e lo stesso fanno la terra e la luna, ma soltanto il segreto custodito nell’intimo degli esseri umani fa muovere ogni cosa. È in questa conoscenza che noi dervisci attraversiamo, danzando, amore e dolore, anche se nessuno è in grado di comprenderlo.

Consigliato (e sconsigliato) a

Nonostante i due filoni narrativi principali – quello che racconta la storia di Ella e quello che ripercorre le tappe della vita di Shams e Rumi – occupino gran parte dello spazio narrativo, Le quaranta porte di Elif Shafak sembra soprattutto appartenere al filone della letteratura mistica.  Pertanto questo libro è soprattutto consigliato:

  • a chi desidera esplorare la filosofia Sufi, che qui è rappresentata in tutto il suo fascino;
  • per coloro che desiderano conoscere aspetti non molto noti della storia e della cultura islamica;
  • a chi ama le suggestioni legate ai viaggi in luoghi lontani.

Non è invece un libro particolarmente indicato per i lettori e le lettrici che sono alla ricerca di una storia d’amore nel senso più classico del termine. Infatti, contrariamente a quanto potrebbe indurre a pensare la vicenda di Ella e del suo incontro con il misterioso autore del libro, la ricerca dell’amore, anche quando si declina nella realtà materiale, assume sempre una connotazione psicologica ed esistenziale.

Una vita senza amore è una vita senza importanza. Non chiederti di quale tipo di amore andare in cerca, spirituale o materiale, divino o mondano, orientale o occidentale…le divisioni portano solo ad altre divisioni. L’amore non ha etichette né definizioni, è quello che è, puro e semplice.

Giudizio

La scelta di raccontare due vicende distinte non appare particolarmente felice in quanto nessuna delle due storie trova un reale compimento. Così il lettore rimane parzialmente inappagato.

Da un lato vi è la fuga di una casalinga disperata e repressa che finisce per assumere le caratteristiche più di una crisi di mezza età che non di una storia di amore e passione.

Dall’altro lato vi è il racconto storico che l’Autrice sceglie di scomporre, come un puzzle, in tanti racconti separati, ciascuno dei quali ha un protagonista ed io narrante differente: non solo Shams e Rumi, ma anche personaggi secondari, sia maschili che femminili, ripercorrono le vicende attraverso il proprio personale punto di vista. Questa scelta, comprensibilmente comoda, però toglie respiro alla narrazione e la appiattisce, rendendo evidente la carenza di una trama realmente coinvolgente.

Per quel che concerne la dimensione mistica, Elif Shafak ne Le quaranta porte sembra voler dare un’interpretazione universalmente accettabile della “religione dell’amore”. Forse l’auspicio dell’Autrice è che la religione stessa, quale che essa sia, divenga ponte verso l’altro, chiunque esso sia e senza che il credo formale dei diversi protagonisti abbia un reale peso.

In questa rappresentazione, l’anticonformismo di Shams – la sua avversione per i potenti e i detentori del sapere, la vicinanza agli umili e ai diseredati, la redenzione della meretrice che sceglie di diventare una mistica – assume connotazioni che sembrano voler ricordare certi episodi cari al Cristianesimo.

Letture alternative che potrebbero interessarti

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Se ti interessano i libri storici che trattano di comunità religiose, allora potresti leggere La notte delle beghine di Aline Kiner. È un libro ambientato in Francia, sempre nel Medio Evo, e ripercorre le alterne vicende di un’istituzione parareligiosa in cui le donne potevano liberamente dedicarsi allo studio, al lavoro e alla meditazione.

Se invece ti interessano le storie non edulcorate di donne che attraversano momenti di crisi (anche matrimoniale), allora potresti leggere un classico della letteratura francese come Una donna spezzata di Simone de Beauvoir.

Fonti e citazioni

La casa editrice Rizzoli (https://www.rizzolilibri.it/) è una storica casa editrice italiana, fondata nel 1927 ed attiva in vari settori (narrativa, saggistica, fumetti, letteratura per ragazzi, manualistica). Dal 2015 fa parte del Gruppo Mondadori. La Biblioteca Universale Rizzoli (BUR) è una collana editoriale con la vocazione di diffondere in Italia classici della letteratura e, in genere, libri già conosciuti al grande pubblico, attraverso la ripubblicazione in edizione economica (https://bur.rizzolilibri.it/).

Le foto piccole sono, rispettivamente di Hollybee310 e Hans Braxmeier – Pixabay.

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Pixabay: https://pixabay.com/it/

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